6. UNA STORIA. 100 GIORNI

 

6. UNA STORIA. 100 GIORNI

lo sguardo fisso sulle scarpette: "Alice, se non seguono tutti queste regole, non cambierà nulla, e avremmo fatto questo per niente" Alice concordò con lei ma entrambe non vollero arrendersi. Sfogliando delle riviste di ecologia per trovare nuovi modi di sensibilizzare, videro la stessa pagina che Aniet aveva visto nell'armadio con la foto di Greta. Improvvisamente disse: "ho già visto questo poster da qualche parte.... Certo, nell'armadio! Se lo appendessimo nel nostro, usando la parola magica DPCM, forse potremmo tornare da Leone e farci aiutare da lui, é cosí saggio!". E così fecero, ritrovandosi in un vortice di luce, stelle e tappi di bottiglia atterrando su un cumulo di immondizia nauseabondo. Leone venne incontro alle due amiche scodinzolando dalla gioia.

Loro raccontarono propositi e preoccupazioni al punto che l'amico si commosse della loro tenacia e entusiasmo. Disse: "Avrete sempre la nostra riconoscenza! Il nostro mondo vi sarà per sempre debitore". Proprio su quelle parole il cielo si oscurò e un terribile fetore si espanse nell'aria, un grido stridulo li raggiunse. Presi dal timore Alice e Aniet si domandarono che cosa fosse e si nascosero dietro il Saggio Leone. Il fetore era tale da togliere il fiato. Allora Leone raccolse con il suo artiglio la spugna con cui Aniet si prese cura delle sue ferite per far respirare le bambine. Aniet scoppiò a piangere e una lacrima cadde sulle sue scarpette rosse e sul terreno contaminato. Leone disse: "L'unico modo per fermare il declino del mondo è incanalare amore dei bambini e diffonderlo nel mondo malato”. Dal terreno uscì Vermino con una stana boccetta e si mise a raccoglie le lacrime di Aniet. “Prima di diventare egoisti e inquinare il mondo con ogni sorta di rifiuto, gli umani usavano un siero contro questi virus. Il suo nome è vaccino” disse Vermino. Prendendo tra le braccia le due bambine il leone proseguì: